Quando camminavano avanti e indietro per il sentiero, parlavano di quello che avrebbero voluto fare in futuro: Lei voleva confezionare dei vestiti per gli attori in teatro, vestiti strani e buffi, pieni di fronzoli e simpatici che avrebbero fatto ridere la platea di persone che sarebbe stata seduta tra gli spalti. Giacomo invece sognava si studiare, studiare e studiare, voleva scrivere, dare nuove significati alle parole, fare in modo che la gente di cui scriveva venisse ricordata per sempre dai posteri. Lei, però, stava sempre peggio e Giacomo non lo notava perché lei era comunque bella, e la sua bellezza oscurava qualunque malattia. Ma la sua pelle diventava più bianca ogni giorno che passava, la sua tosse più stizzosa e si svegliava ogni notte, scossa da tremiti irrefrenabili e con i capelli impregnati dal sudore, che ad ogni alba risciacquava nel torrente. Una mattina Giacomo studiò di più del solito e se ne accorse solo perché all’improvviso il brontolio del suo stomaco gli fece ricordare che era tardi e che non aveva ancora sentito il canto di Teresa. Tese le orecchie, credendo di essersi concentrato troppo e di non aver sentito la musica per questo. Ma più si avvicinava al balcone, più il silenzio si faceva vuoto, freddo, assordante. Teresa non cantava. Scese le scale come se lo stessero inseguendo e appena arrivò giù suo padre era lì che batteva con dolcezza una mano sulle spalle di un vecchio signore, che piangeva lacrime amare, di rifiuto e disperazione, quando egli sollevò la testa e guardò Giacomo con occhi più scuri del mare in tempesta e i capelli neri che sprigionavano un alone di tristezza, capì di agre davanti il padre di Teresa. Continua..