di Giulia Mancinelli
C’è un piacere nei boschi senza sentieri, c’è un’estasi sulla spiaggia desolata, c’è vita, laddove nessuno s’intromette, accanto al mar profondo, e alla musica del suo sciabordare: Non è ch’io ami di meno l’uomo, ma la Natura di più. -Jon Krakauer, Into the wild-
J. Krakauer è un saggista ed alpinista statunitense, conosciuto soprattutto per il suo romanzo Into the wild, nelle terre selvagge, dal quale è stato tratto l’omonimo film diretto da Sean Penn nel 2007. La storia che lo scrittore ci propone, parla del giovane benestante Christopher McCandless, che subito dopo essersi la laureato in scienze sociali, dona tutti i suoi risparmi e abbandona amici e famiglia per sfuggire ad una società, considerata da lui stesso, eccessivamente consumista e capitalista, nella quale non riesce più a vivere. La sua inquietudine, in parte dovuta al pessimo rapporto con la famiglia e in parte alle letture di autori anticonformisti, spingono il giovane a viaggiare ininterrottamente per due anni negli Stati Uniti e nel Messico del nord, con lo pseudonimo di Alexander Supertramp.
Durante il suo lungo viaggio, il ragazzo incontrerà sulla sua strada diversi personaggi con i quali stringerà una forte amicizia e dai quali riceverà la formazione necessaria per affrontare le immense terre dell’Alaska, nel tentativo disperato di poter trovare ristoro e soprattutto pace nella natura selvaggia ed incontaminata.
Chi ha letto questo romanzo o comunque visto l’impeccabile film molto fedele allo scritto, logicamente conosce il finale di questa bellissima storia al quale io non ho fatto alcun cenno, sia per non rovinare il gusto della lettura a tutti coloro che sono stati attirati da questa opera narrativa, sia perché ritengo che un mio semplice riassunto non gli renderebbe alcuna giustizia. Posso accennarvi però, che si tratta di un impeccabile, a mio modesto parere, racconto biografico. L’autore si incarna perfettamente nelle vesti del giovane Christopher, con un finale molto diverso rispetto a quella dal libro. Ciò che Krakauer ci propone è soprattutto un’esperienza di vita, se pur diversa, ma molto significativa e singolare. Ci sono anche informazioni molto dettagliate riguardo all’ambiente stesso, alla fine della lettura ci si sente arricchiti come se si fosse di ritorno da una bella gita nella natura, come se noi stessi fossimo riusciti ad assaporare quelle stesse terre. Tutto sommato Chris è comprensibile sotto diversi aspetti: a chi non è mai venuto in mente di mollare tutto e lasciare il caos della città per i boschi profumati? Chi non vorrebbe prendersi una pausa dal mondo per ritrovare sé stesso?. Lo scrittore ci regala la sua piena consapevolezza di come tutti noi, ormai completamente assorbiti dal caos metropolitano i cui ci ritroviamo giornalmente catapultati e soprattutto dall’incessante e disperata rincorsa del tempo, abbiamo perso ogni tipo di contatto con la natura e con noi stessi e molto spesso molti di noi riescono a dare un senso a ciò che fanno nella loro vita. Più che un viaggio reale normalmente questo è un viaggio figurato, un viaggio di ribellione che prima o poi tutti i giovani devono affrontare, tuttavia il protagonista, forse più inappagato dei suoi coetanei, più emarginato di loro, lo fa diventare reale. E’ la descrizione di un dramma, del suo male di vivere, che si stempera e si diluisce nell’immensità della natura. Un bel romanzo, dalla lettura scorrevole, che si impone e si ribella proprio come il giovane Chris, che lascia la mente libera di vagare e che ci fa ripercorrere la sconfinate terre Statunitensi. Una lettura che consiglio a tutti coloro che hanno il bisogno di distaccarsi, anche se soltanto per poche ore, dalla routine quotidiana.