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mercoledì, Dicembre 4, 2024

Una mostra per ricordare Don Puglisi

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GiuliaIl 25 maggio 2013, sul prato del Foro Italico di Palermo, davanti ad una folla di circa centomila fedeli, è stato proclamato beato. La celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo, mentre a leggere la lettera apostolica, con cui si compie il rito della beatificazione, è stato il cardinale Salvatore De Giorgi, delegato da papa Francesco. È il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia. « Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà però è lui che ha vinto con Cristo risorto ». Papa Francesco. La città di Palermo ha voluto ricordare le grandi gesta compiute da questo grande uomo dedicandogli una mostra, cominciata il 31 gennaio e che avrà fine il 28 del corrente mese. Pittori per Pino Puglisi, questo è il nome della mostra, si tiene presso la chiesa di San. Giovenni dei Napoletani a Palermo, un luogo fortemente simbolico per la città, sorto dalla metamorfosi di un bene appartenuto alla mafia e ora divenuto luogo di cultura e riflessione. Entrando al suo interno, il visitatore viene condotto a compiere un percorso della vicenda umana, di cui ogni opera collocata all’interno ne costituisce una tappa. Un viaggio attraverso un preciso spaccato di storia e memoria, un itinerario in scissione temporale questo è ciò che ci vuole riproporre l artista. Un documentarie che parla di una rivoluzione politico-culturale che ha investito in particolar modo la Sicilia. Il viaggio che il visitatore compie, attraverso le opere di Gaetano Porcasi, parte dallo sbarco degli Americani, nel luglio del 1943, avvenuto con estremo successo soprattutto grazie all’appoggio dei mafiosi (Calogero Vizzini di Villalba, Genco Russo di Mussomeli, Lucky Luciano di Lercara Friddi) e che prosegue, percorrendo le varie sezioni museali, con Portella della Ginestra (1 maggio 1947), la prima grande strage dell’era repubblicana.
In questa sezione trovano posto le tele raffiguranti vari uomini uccisi dalla mafia, come il sindacalista corleonese Placido Rizzotto. Altri quadri ritraggono la commistione tra mafia e alcuni politici della Democrazia Cristiana. Continuando il percorso si possono scorrere le stragi degli anni ’60 a Ciaculli frazione di Palermo, Bellolampo, per passare all’uccisione del sindaco di Cattolica Eraclea Giuseppe Spagnolo nel 1955, a quella di Peppino Impastato nel 1978, fino ad arrivare ai nostri giorni, con l’assassinio del prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa (1982), dei Giudici Falcone e Borsellino e in fine del parroco di Brancaccio Don Pino Puglisi 1992. Si va avanti con la strage dei Gergofili, a Firenze, il duro monito di condanna contro i mafiosi di Giovanni Paolo II (maggio 1993) nella valle dei templi ad Agrigento, per finire, oltre le vittime, con gli arresti dei loro carnefici. E descrivere tutto questo è la pittura, la pittura che viene usata in questo caso, non tanto come mezzo per esaltare le bellezza, ma come strumento di denuncia, che conduce l’artista a sperimentare contrasti esprimendo così l’eterna lotta tra bene e male. I dipinti sono elaborati con colori sgargianti e tratti marcati, ma questo non basta, l’artista vuole rendere tutti i suoi dipinti vivi, inserendo nei suoi dipinti la cronaca. Infatti il dipinto spesso nasce da un mosaico composto riproducendo i ritagli dei quotidiani, con i titoli in grassetto della prima pagina dei giornali, i moniti, le scritte sui muri. Ne fuoriesce una pittura che come la parola, non ha paura di urlare le sue denunce contro i crimini. Proposito dell’artista stesso è quello di ribaltare il mondo della comunicazione attraverso l’arte, poiché la pittura è espressione dell’anima, il linguaggio diretto dell’inconscio, quello nascosto in ognuno di noi e che urla disperatamente nel tentativo di essere liberato e rivelato. Ed è per questo motivo che lo stesso artista riesce a far rivivere, con estrema intensità, il fenomeno mafioso con il suo pesante bagaglio di avvenimenti e presenze oscure. Ed è così che Gaetano Porcasi esprime con sincerità scarnificata, i fatti e i particolari di una storia vera, avendo, come ogni artista, ricevuto in dono non un istinto classificatorio ma chiarificatore, che non mette in sequenza, ma rivela. Perché dal senso della rivelazione nasce la pittura più alta.

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