Ritorna la “notte” del rogo dei libri, dopo quella nazista del 1933. Sicuramente quella avvenuta al Salone del Libro di Torino, anche metaforicamente, non è lontanamente paragonabile a quello che accadde a Berlino e in altre città tedesche nel 1933. Infatti, in quelle occasioni vennero bruciati Brecht, London, Marx, Hemingway, Bebel. E il ministro della propaganda nazista, Joseph Goebbels, affermava: “Con le fiamme eliminiamo lo spirito maligno del passato”. Ritornando ai giorni nostri, al Salone del Libro di Torino è stato eliminato lo stand della casa editrice Altaforte, di proprietà di un elemento di dichiarata fede neofascista e appartenente a Casapound. Il vulnus: avere pubblicato un libro/intervista al ministro degli interni Matteo Salvini. Risultato? Uno marginale: la pubblicità fatta alla casa editrice. Non serve comprare il libro, sono sufficienti i selfie, i tweet e l’invasione mediatica del ministro degli interni. Ciò che ha fatto danno alla nostra democrazia è la “censura” subita dal libro, come avvenne nel 1933. Censura ancora più grave perché avvenuta in una manifestazione con il patrocinio di enti pubblici. Il male non va bruciato o censurato, va conosciuto. Goebbels e Hitler lo sapevano benissimo, infatti bruciarono il pensiero nemico, in quella circostanza il bene. La nostra democrazia ha commesso lo stesso errore. La censura di qualsiasi genere può essere “esiziale”. P.s. Il ministro degli interni ha definito chi lo contesta “moscerino rosso” e “smoker of soft drugs”. Vittorio Alfieri