Tra filosofia, politica e religione, la prima si è sempre occupata della seconda, esiste una materia universitaria, filosofia della politica nei corsi di laurea umanistici, ed anche in determinati corsi della scuola secondaria dove si studia filosofia viene trattata. Ieri per la filosofia è stato un giorno funesto, si è venuti a conoscenza della morte di Emanuele Severino, enorme, grandissimo filosofo dello scorso secolo che ci ha accompagnati con il suo pensiero fino all’anno scorso quando compì 90 anni. Evidentemente la sua essenza ha espresso la volontà che si sapesse della sua morte, accaduta il 17 gennaio scorso, solo a funerali avvenuti. L’essere e l’ousia (ente, essenza), il pensiero che ha ispirato, quasi tutta la sua opera, il suo filosofo dell’antica Grecia di riferimento, infatti era Parmenide. Per confermare che la filosofia si occupa della politica, anche Severino stesso scrisse il saggio nel 2017, “Il tramonto della politica”. Ieri si è assistito ad una scena del tramonto della politica, qualcuno obietterà che raccontando l’accaduto a pochi giorni dalle elezioni regionali, porterà consenso elettorale al protagonista, si correrà questo rischio. Il protagonista è sempre lui l’ex ministro degli interni, capitan Matteo Salvini. L’episodio in sé e per sé è tragicomico, se non fosse che l’attore principale è xenofobo, o etnofobo e non razzista, perché non si può essere razzista, altrimenti si è contro se stessi, perché la razza umana è UNA, la biologia non mente. Matteo Salvini a Bologna, durante il suo tour elettorale, si reca nel quartiere pilastro, una donna gli dice che in un’abitazione alloggiano tunisini che farebbero i pusher. Il coraggioso protagonista, con tanto di telecamera al seguito e protetto dalle forze dell’ordine, citofona ai presunti rei chiedendogli se fosse vero ciò che gli hanno raccontato ed è lì per consentirne la riabilitazione. Vittorio Alfieri