Ieri sera, con tutta la stanchezza addosso per l’ennesimo giorno di quarantena, l’attenzione dello spettatore viene rapita dal film “A Dangerous Method” di David Cronenberg, un film d’amore o quantomeno dove l’amore è una chiave di lettura, forse l’unica possibile. Racconta il complesso rapporto tra i padri della psicanalisi, Sigmund Freud e Carl Gustav Jung e la difficile quanto affascinante relazione di entrambi con la paziente Sabina Spielrein. Amore per la psiche, per eros, Afrodite e Philotes. Il film narra il lavoro di Jung con la paziente ebrea Sabina Spielrein, l’etnia è importante, lo vedremo successivamente. Jung è un giovane psichiatra che esercita in una clinica di Zurigo e successivamente docente all’Università. È nella clinica che incontra e diventa sua paziente la Spielrein. La donna è affetta da grave isteria e Jung, affascinato dalla psicoanalisi di Freud, decide di utilizzare quel metodo per curare la donna, anche se con qualche differenza. Il rapporto è un crescendo emotivo e professionale tra i due, transfert e controtransfert in agguato e pronti ad esplodere. L’argine del rapporto professionale si rompe quando Jung conosce il collega Otto Gross, diventato suo paziente , uomo geniale e tossicodipendente. Nella relazione medico-paziente, Gross consiglia a Jung di cedere alle sue pulsioni sessuali ed emotive. Quest’ultimo disapprova fin quando Otto muore a soli 42 anni e Jung, molto probabilmente turbato dall’accaduto, cede. Nasce una relazione con la Spielrein, inizialmente sessuale e anche forte, che in poco tempo muta diventando amore esplicito della donna verso quell’ uomo sposato ad una facoltosa collega e con prole. L’amore cresce, Jung tenta inutilmente di troncare la relazione. La Spielrein manifesta la volontà di studiare medicina. La donna guarisce, Jung continuerà a seguirla “esternamente”, fino alla laurea, poi la relazione terminerà per l’intervento di Freud. Vittorio Alfieri