Nel parlamento della repubblica italiana se le suonano di santa ragione su quale sia lo strumento finanziario più adeguato per risollevarsi dalle conseguenze Covid-19: Euro bond, recovery plan, Mes, e naturalmente discutono per approvare la proposta in ordine sparso, con posizioni contraddittorie tra gli organi di governo e opposizione. Questo atteggiamento può essere comprensibile, rientra nelle dinamiche politiche, anche se buon senso vorrebbe unità in questo frangente storico nella speranza di ottenere le migliori condizioni economiche. Intanto è arrivato il 25 aprile, l’anno scorso due comportamenti saltarono agli occhi: l’allora ministro degli interni, in visita elettorale a Bagheria per un comizio in vista delle elezioni europee di maggio, e un suo concittadino che definì la festa della liberazione, festa della salsiccia e dei carciofi, abbiamo oggi la certezza che non ci rinuncerà. Si è pensato che quest’anno non ci sarebbero state polemiche su una ricorrenza comunque da sempre divisiva. Hanno trovato eco nell’informazione le parole dell’ex ministro della difesa, parlamentare da otto legislature, la prima nel MSI (erede del Partito nazionale fascista), La Russa, che ha affermato che molti partigiani «dell’ultimo momento» si unirono alle sfilate dei vincitori, e ha fatto un paragone: «È come se , quando finirà il coronavirus, tutti si vestissero con i camici dei dottori e degli infermieri e sfilassero per strada insieme ai tantissimi medici e infermieri che davvero hanno dato anche la vita contro il coronavirus», aggiungendo che non fu una guerra di liberazione, ma una guerra civile.
Vittorio Alfieri