Essere la prima Avis in provincia di Trapani per numero di sacche di sangue raccolte è il frutto di un instancabile lavoro di sanitari, volontari e personale amministrativo. Ma ciò comporta enormi sacrifici soprattutto per medici e infermieri che assicurano la loro presenza nelle giornate di Domenica e Giovedì destinate alle donazioni. “Garantire fino a 9 turni di apertura mensili non si può chiamare volontariato per noi sanitari che abbiamo già un lavoro, afferma la presidente dell’Avis Desiree Sammartano. Con le infermiere che di volta in volta ci collaborano riusciamo a svolgere l’attività; ma spesso, dopo averle formate – cosa che richiede impegno e responsabilità – fortunatamente per loro trovano occupazione stabile e vanno via. E così io e la collega Nicoletta Amato ci ritroviamo sole, costrette addirittura a chiedere anche un cambio turno nella nostra sede di lavoro al fine di assicurare l’apertura dell’Avis. Noi desideriamo continuare il nostro impegno nell’Associazione, ma non abbiamo più un attimo di sosta e poca vita privata”. La situazione è stata più volte portata all’attenzione dell’Asp e del Centro trasfusionale di Trapani, nonché dell’Avis provinciale, ma non perviene alcuna soluzione. “L’Asp dovrebbe darci la disponibilità di altre infermiere volontarie oppure consentire alle stesse di ricevere un pagamento extra, a carico dell’Avis s’intende. Stando così le cose, invece, non c’è altra alternativa che quella di ridurre drasticamente le giornate dedicate alle donazioni, afferma il dr. Nunzio Ragona, coordinatore sanitario dell’Avis. E in un momento di emergenza anche sul fronte della raccolta di sangue, in calo in tutta Italia, questo arrecherebbe un grave danno alle persone bisognose e un problema in più per la rete ospedaliera, mettendo a rischio sia gli interventi di pronto soccorso che quelli programmati”. Il prossimo mese, quindi, il Consiglio Direttivo Avis sarà chiamato a prendere importanti decisioni sul servizio raccolta sangue. Il rischio concreto è che si riducano a due le giornate per le donazioni, compromettendo così gli ottimi risultati finora raggiunti e – cosa ancor più grave – dando un segnale negativo sul fronte della sensibilizzazione a donare il sangue, dove l’Avis in questi anni ha investito molto in termini di risorse finanziarie e umane.