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11 settembre 2001, il giorno che cambiò il mondo

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11-settembre-2001-768x573Oggi ricorrono vent’anni dall’attentato al World Trade Center e al Pentagono, un altro obiettivo era Washington, probabilmente la Casa Bianca o il Campidoglio. Le vittime furono 2996, compresi i 19 dirottatori, loro vittime dell’odio e della follia. Il governo del calcio europeo decise di non fermare lo svolgimento della prima giornata di Champions League, la Lazio giocava ad Istanbul e durante il minuto di silenzio piovvero fischi. Fu il giorno che cambiò il mondo. Il bel Paese due mesi prima ospitò il G8 di Genova, triste palcoscenico della morte di Carlo Giuliani e della sospensione della democrazia alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto, dove uomini in divisa perpetrarono torture sui manifestanti, lo stabilì la Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo. Il 7 ottobre del 2001 l’amministrazione statunitense di G.W. Bush con l’appoggio dei britannici a sostegno dell’Alleanza del Nord iniziò a bombardare l’Afghanistan con attacchi aerei, dopo due mesi i talebani si rifugiarono sulle montagne al confine con il Pakistan. Il regime afgano era accusato di protezione dell’organizzazione Al-Qaida e del suo comandante Osama Bin Laden, che avevano rivendicato gli attentati. Nel 2011 il presidente Obama annunciò la morte dell’emiro saudita ad opera di agenti speciali della Cia e Navy Seal. Il 31 agosto c.a. è terminato il ritiro dalla nazione delle truppe americane dopo la conquista di Kabul degli jihadisti. Sono stati 4 lustri “spesi” inutilmente per portarci indietro, all’inizio del secolo, con la resa di Doha – non lo si chiami accordo – e oggi chi l’ha voluta (l’ex presidente Donald Trump) commenterà un incontro di boxe. L’exit strategy pessima – perifrasi – con un Biden imbarazzante e a pagare come sempre sono i più deboli, i giovani costretti all’indottrinamento e le donne che “devono fare i figli, non i ministri”, il portavoce talebano dixit. Cristo si è fermato ad Eboli, ma all’11 settembre 2021, a Kabul, non  ci si è mai avvicinato.

Vittorio Alfieri

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