Se questo è un uomo. Il famoso romanzo di Primo Levi narra l’esperienza nel campo di concentramento di Monowitz in Polonia, uno dei tre principali di Auschwitz. Già durante il viaggio dal campo di transito di Fossoli-Carpi morirono in molti. Un capitolo racconta, alludendo al saggio di Nietzsche “Al di là del bene e del male”, della “nullità” del prigioniero del lager per aver perso la sua dignità, diversamente dell’eroe del filosofo che dal grande dolore, liberarsi dal sopruso del più forte, dalle sue tradizioni – luoghi comuni e opinioni di superiorità, lo farà con la volontà di potenza e ne trae un’esperienza che lo nobilita e umanizza. Il grande dolore è la vocazione di un’anima assetata di verità sull’uomo, che vive in solitudine, che partecipa alla vita degli esseri comuni, per trovare materia di riflessione. Alla manifestazione di Bologna, nel giorno dell’obbligo del pass verde nei luoghi di lavoro, le parole di Gian Marco Capitani del movimento No Green Pass, Primum non nocere, riferite a Liliana Segre: “Una donna vergognosa che dovrebbe sparire”. Questa volta si è superato ogni limite. Le piazze in cui manifestano i no green pass si sono riempite di ignobili facinorosi e fanatici fascisti che inneggiano all’odio e alla violenza. Liliana Segre è accusata di tradire il suo passato nel sostenere la certificazione verde. Accostare al regime nazista le misure di sicurezza che il Governo attua per lasciarci alle spalle la pandemia è terrificante e dimostra quanto la protesta stia scavalcando i limiti della ragione. Tale Gian Marco Capitani non è un personaggio di Levi, non è un eroe né negativo nè positivo di Nietzsche, non è un uomo.
Vittorio Alfieri