Si è svolta ieri 1 marzo al Teatro Selinus di Castelvetrano, la presentazione di “Matteo Messina Denaro, latitante di Stato” edito da Ponte alle Grazie, libro del giornalista, regista e videomaker Marco Bova, collaboratore di AGI (Agenzia Italia) e ilFattoquotidiano.it. È giovane Marco Bova, ha trentuno anni, la stessa età di Matteo Messina Denaro quando nel giugno 1993 iniziava la latitanza dopo avere condiviso la stagione stragista delle bombe degli anni 1992-93 (Falcone e Borsellino, Salvo Lima, il fallito attentato a Rino Germanà, le stragi di Firenze, Roma e Milano) con i fratelli Graviano e con Leoluca Bagarella, fedeli esecutori di Totò Riina. Giovane e ambizioso, giornalista ‘old school’, professionista serio, uno di quelli che le fonti va cercarle, e le trova, con successo. Il libro è frutto di un lungo lavoro durato circa quattro anni sulla criminalità delle zone grigie, quel mondo di mezzo tessuto da relazioni tra colletti bianchi e associazioni di stampo mafioso, sulle logge massoniche presenti nel territorio dell’ex provincia di Trapani e che di fatto hanno reso Matteo Messina Denaro un ‘fantasma’ per le eccellenti protezioni di cui ha goduto e gode tuttora lasciando spazio a spiacevoli e inquietanti interrogativi sulle indagini antimafia svolte negli ultimi decenni. Ospite d’onore al Selinus, Claudio Fava, Presidente della Commissione Regionale Antimafia, figlio di Pippo, giornalista ucciso da Cosa nostra, proprio mentre aveva appena lasciato la redazione del suo giornale, con cinque proiettili calibro 7,65 alla nuca. “Molte cose sono state fatte e c’è ancora molto da fare per liberare questa terra dal ricatto della mafia” -dice Fava. “La latitanza di Matteo Messina Denaro racconta anche un sistema di potere nel quale ci sono connivenze che non riguarda soltanto il sistema oligarchico di Cosa Nostra”. Presente anche Enzo Alfano, sindaco di Castelvetrano insediatosi dopo un lungo commissariamento dopo che il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’Interno Marco Minniti, aveva deliberato lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. “Dopo le vicende legate al commissariamento -dice Alfano dopo una breve introduzione alla presentazione- Castelvetrano fa di tutto per essere il più possibile trasparente e avere una amministrazione che controlla ed è vigile affinché non si ripetano nuovamente situazioni del passato”. Nel corso della presentazione, è stato proiettato un estratto di “Ciapani – Trapani senza marketing” il docufilm realizzato da Marco Bova, e che riguarda la vicenda del Gruppo 6GDO confiscato a Giuseppe Grigoli, considerato prestanome di Matteo Messina Denaro.
Rosalba Pipitone