Quale futuro? L’interrogativo è certamente “conditio sine qua non” delle nostre esistenze. Se lo pongono i genitori quando devono consigliare i figli sul percorso di studio da intraprendere dopo la licenza media, i ragazzi dopo un lustro se continuare o meno la formazione universitaria. Per i circa 500mila maturandi di quest’anno, la risposta al dilemma che ovviamente nel tempo necessita le dovute conferme, sarà particolarmente ardua dopo due anni pandemici e una guerra che, si spera, tra un mese conoscerà la sua fine in Europa che avrà indubbie ripercussioni nelle nostre vite per i prossimi lustri. E non è paragonabile al decennio dei conflitti nell’ex Jugoslavia, dopo la dissoluzione dell’URSS, figli del desiderio di secessione che al termine nel 2001 ha ridisegnato la geopolitica dei balcani, perché non era belligerante una delle due potenze mondiali dell’epoca, la Russia, in altre vicende interne occupate e le conseguenze economiche per l’occidente del nostro continente esigue. Diversamente accadrà, a meno che non torneremo allo status ante del 24 febbraio, nei prossimi mesi, le nostre economie si stavano riprenderdo dopo il crollo da Coronavirus del 2020, anche se soffrivano la speculazione del gas acuita dal conflitto ucraino. Per la generazione che ha sofferto il divieto di socialità adesso la conoscenza tragica della battaglia, inizierà a camminare da sola il responso sarà complicato persino da immaginare. E dopo la scoperta di un buco nero nella via Lattea, Marsala ne ha individuato uno nella comprensione. Riguardo ad un libro di vignette satiriche che narra il significato di termini del nostro dialetto, che vanno contestualizzati e possono diventare finanche “l’idioma gentil sonante e puro” -cit-. Quale futuro per una società che si scandalizza della sua identità culturale? Annuncio per i naviganti: i ragazzi di scuola media conoscono anche quello aramaico.
Vittorio Alfieri