Promosse dall’amministrazione Grillo con la collaborazione della Associazione “Strada del Vino” e della direzione del parco Archeologico Lilibeo, si sono svolte, lo scorso 24 giugno a Marsala alcune iniziative a carattere culturale e musicale. Una di queste ha visto insigniti dell’onorificenza di “Cittadino Meritevole” alcune importanti figure della nostra città: il Cavaliere Pietro Alagna delle Cantine Carlo Pellegrino, il dottor Ugo Forti, otorinolaringoiatra tuttora in servizio dopo 70 anni di onorata attività, il Preside Gaspare Li Causi, già amministratore comunale e autore di diverse pubblicazioni nonché l’Ispettore scolastico Elio Piazza, educatore e cultore dell’epopea garibaldina e il preside Gioacchino Aldo Ruggieri, umanista, scrittore e già presidente della Provincia Regionale di Trapani. Tutto meritato, per carità, non vogliamo togliere nulla a nessuno, però non possiamo non dire che molti cittadini si aspettassero di vedere anche il Sen. Pietro Pizzo tra i premiati. L’uomo che ha dedicato la sua vita alla politica, che è riuscito a realizzare importantissime opere nella nostra città. Ne ricordiamo alcune: da Assessore Regionale allo Sport e al Turismo ha dedicato il suo impegno per costruire la Palestra Fortunato Bellina, la Piscina Comunale al coperto, la Pista di Atletica Leggera allo Stadio Comunale, il Palazzetto dello Sport. E ancora: da Assessore Regionale alla Cooperazione ha organizzato negli Stati Uniti un importante e storico incontro tra importatori americani di vino, portando con sé i produttori di vino italiani, molti dei quali marsalesi. E non ultimo, è stato sindaco della città di Marsala. Ebbene, è un vero peccato che un uomo di tale levatura politica come quella di Pietro Pizzo, oggi, in un’occasione importante per la città, non sia stato annoverato tra i “Cittadini meritevoli”. Pensiamo sarebbe stato opportuno e doveroso riconoscere l’impegno di un uomo che a questa città ha dato tutto.
“L’uomo dimentica. Si dice che ciò sia opera del tempo; ma troppe cose buone, e troppe ardue opere, si sogliono attribuire al tempo, cioè a un essere che non esiste. No, quella dimenticanza non è opera del tempo; è opera nostra, che vogliamo dimenticare e dimentichiamo”
(Benedetto Croce, Frammenti di etica, 1922)