Maradona, Rossi, Pelè e Vialli, leader mondiali. Quattro anime che in ordine cronologico hanno lasciato la terra calpestata anche per passione e professione. El Pibe de Oro si è congedato prematuramente dalla vita a 60nni, vissuta fuor di dubbi d’eccessi e di fragilità: antisistema, forte oppositore dello strapotente presidente della FIFA Havelange che accusò nel 1990 di aver fatto vincere in finale, al campionato del mondo disputato nel belpaese, l’allora Germania Ovest dichiarando: “Ha vinto la mafia”. Per i napoletani novello Masaniello, confermato tale allorquando nel pre partita della semifinale, sempre del 1990, contro l’Italia affermò: “Io voglio solo il rispetto dei napoletani, non il tifo, perchè io e la mia nazionale sappiamo che i napoletani sono italiani…solo che gli italiani devono capire che il napoletano è anche italiano…”. D’assoluto capo politico. Pablito solo dopo 14 giorni ci lasciò, causa un tumore, lui lo fu “silenzioso” ma sul terreno di giuoco, dove vinse quasi tutto. Nel dopo carriera si dedicò al volontariato, all’imprenditoria e fu opinionista calcistico televisivo. Il brasiliano dopo il Mondiale del 1958 – vinto anche nel 1962 e ’70 – era stato acquistato dall’Inter di Angelo Moratti, contratto già firmato col Santos, che poi venne stracciato su supplica del presidente del club brasiliano, minacciato pesantemente dai tifosi in rivolta dopo l’incendio della sede sociale. O’Rey divenne ambasciatore delle Nazione Unite, UNESCO, FIFA e ministro dello sport. Alto profilo istituzionale, decisamente diplomatico, diversamente da Dieguito. Luca dalla Cremonese al”miracolo”Samp del presidente Mantovani con Mancini formò la coppia dei gemelli del gol e nacque un’amicizia lunga 30 anni, nel frattempo vinceva tutto con la Juve. Mancio lo volle capodelegazione della nazionale e Luca giocava la partita contro la malattia, la sera prima della finale degli Europei con l’Inghilterra parlò con la squadra citando Roosevelt: “L’uomo che, quando le cose vanno bene, conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste e che, quando le cose vanno male, cade sapendo di aver osato. Quest’uomo non avrà mai un posto accanto a quelle anime mediocri che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta”. È nella storia l’abbraccio e il loro pianto subito dopo l’ultimo rigore parato da Donnarumma. I quattro leader sono nel mio immaginario il reparto avanzato di un club astratto dell’altro mondo: Vialli, Rossi, Pelè, Maradona, Re Cecconi, Di Bartolomei, Facchetti , Bobby Moore, Scirea, Carlos Alberto, Banks. Allenatore, naturalmente il “vecio” Bearzot.
Vittorio Alfieri