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mercoledì, Ottobre 30, 2024

Caponnetto: i ricordi del figlio tra Pool e vita privata

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Si è svolta martedì 14 febbraio nell’Aula della Corte d’Appello di Palermo, la presentazione di “C’è stato forse un tempo” di Massimo Caponnetto, figlio del magistrato Antonino Caponnetto che guidò dal 1983 al 1990 il Pool Antimafia.

I saluti istituzionali sono stati del Presidente del Tribunale Antonio Balsamo e del Procuratore generale Lia Sava; ha introdotto l’incontro il magistrato Vittorio Teresi; ha conversato con l’autore la giornalista Elvira Terranova.

Il libro è un excursus sul vissuto dei due coniugi Nino e Bettina a partire dal loro primo incontro negli anni Quaranta a Pistoia. I ricordi di Massimo Caponnetto si intrecciano con quasi mezzo secolo di storia del nostro Paese con una lucidità sempre viva che mette a fuoco le criticità del rapporto di coppia quando Antonino decide di tornare in Sicilia per affrontare la difficile sfida piena di incognite che lo terrà lontano da Bettina per molto tempo, la quale che comunque rimarrà al suo fianco affrontando tutte le difficoltà senza risparmiarsi.

Al di là dei tecnicismi necessari per raccontare un fatto di cronaca come la candidatura e l’elezione a Consigliere Istruttore a Palermo, dove si ritrovò a guidare il Pool Antimafia insieme a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta, istruendo insieme il Maxi processo di Palermo che mandò a giudizio più di 400 persone per reati di stampo mafioso, la lettura del libro scorre fluida, Massimo riesce a mettere in luce l’umanità dei protagonisti consacrati con spirito di devozione a un ideale di giustizia da trasmettere alle generazioni future.

Il prezzo pagato fu di certo altissimo, e vide Nino un uomo solo con i suoi amici del Pool “uomini morti che camminano”, pieno di amarezze e delusioni ma con sempre viva la speranza di un nuovo orizzonte diverso da quello visto.

L’autore ripercorre la storia d’amore dei due protagonisti, si abbandona a ricordi e tenerezze in un intreccio con la vita professionale dell’ex magistrato scandito dall’ordine cronologico, al ricordo dei rapporti amicali della coppia, ai sacrifici, alle gioie, ma anche alle amarezze e alle delusioni, con il grande senso civico e di speranza lasciato, e con l’invito a cambiare prima noi stessi che il mondo, perché il mondo stesso ha bisogno di grandi esempi: “Abbiamo sempre bisogno di grandi esempi perché venga fuori questa aspirazione, questo desiderio di far vivere la parte migliore di noi. Credo che solo quando questo “desiderio” sarà più diffuso, se mai succederà, u munno potrà smettere di essere quello che è sempre stato. E se parlo di desiderio, è perché credo che ognuno di noi cambi solo quando cambiano i suoi desideri, non prima. E perché cambi u munno, dobbiamo prima cambiare noi”.

Rosalba Pipitone

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