A sette anni esatti dal sequestro di Giulio Regeni l’ Associazione culturale 38° Parallelo, il Parco Archeologico di Lilibeo, il Comune di Marsala, l’Associazione Amici del Parco e tante altre associazioni, per mantenere vivo il ricordo del ricercatore, lo ricordano attraverso un’iniziativa che si articolerà in due momenti:
- alle ore 10:30 incontro nella Sala Conferenze del Museo archeologico Lilibeo con l’avvocata Alessandra Ballerini autrice del libro Giulio fa le cose.
Per il valore educativo della testimonianza l’incontro è aperto soprattutto alle Scuole.
- alle ore 12:00 l’intitolazione di una panchina gialla per mantenere vivo il ricordo di Giulio Regeni: una storia di coraggio e di sacrificio che ci ricorda quanto la ricerca della verità e della giustizia debbano essere un esercizio quotidiano e collettivo.
Si è pensato di installarla nel sagrato antistante, di proprietà demaniale aperta alla pubblica fruizione, alla chiesa di San Giovanni al Boeo.
La scelta del luogo è simbolica, ricordiamo, infatti, che San Giovanni fu martire per la ricerca della giustizia e della verità.
Una panchina ubicata tra la bellezza della natura e le bellezze archeologiche e monumentali del Parco ma soprattutto che guarda l’orizzonte sul mare che ci divide dalla ricerca della verità.
Giulio fu rapito il giorno del quinto anniversario della rivoluzione egiziana, il suo corpo venne ritrovato lungo il ciglio di una strada. Le ricostruzioni sulla morte, prodotte dalle autorità egiziane non furono subito chiare. La situazione portò il governo italiano a ritirare il proprio ambasciatore dall’Egitto.
Ancora oggi, sul versante delle indagini, non sono emerse grandi novità: uno stallo che è anche politico, visto che l’azione diplomatica non sembra avere ottenuto finora grandi risultati. Una vicenda che ha visto susseguirsi smentite, depistaggi, indagini giudiziarie e giornalistiche, ipotesi di complotti, silenzi e accuse politiche.
Architetta Anna Occhipinti, direttrice del Parco Archeologico di Lilibeo: “Non conoscere ancora la verità, per la morte di Giulio Regeni, a sette anni di distanza, riempie di amarezza…, per una famiglia di cui intuiamo i patimenti a causa di una perdita che non trova giustificazione, per il nostro stato che ci appare in tutta la sua impotenza, per le tante vittime di ingiustizie che silenziosamente gridano! Una panchina a Giulio dedicata è il nostro modo di esserci, di abbracciare il dolore di quanti lo piangono, di sostenere una battaglia accorata per una giustizia vera”.