Il giorno della memoria. Il 27 gennaio è la giornata che commemora le vittime dell’Olocausto. Tra le popolazioni “indesiderate” dal nazifascismo, chi pagò il tributo più alto fu quella ebrea che, fra il 1939 e il 1945 con circa 6 milioni di anime, fu dapprima umiliata, poi privata della dignità e infine della vita. D’allora questo fenomeno, tutt’ora presente, è definito Antisemitismo. Il termine è usato impropriamente per indicare, appunto, l’avversione nei confronti dell’ebraismo. Perchè dalla narrazione biblica e dal Talmud i semiti sono discendenti di Sem e anche gli Arabi lo sono, unitamente agli Aramei, gli Assiri, i Cananeo-Fenici.
A proposito di questo dì, dopo averlo letto e mutuato, si rammenta ciò che scrisse Natalia Ginzburg, nata Levi da padre ebreo su La Stampa, nel 1972: “Il dolore e le stragi di innocenti che abbiamo contemplato e patito nella nostra vita non ci danno nessun diritto sugli altri e nessuna specie di superiorità. Coloro che hanno conosciuto sulle proprie spalle il peso degli spaventi non hanno il diritto di opprimere i propri simili con denaro o armi, semplicemente perché questo diritto non lo ha al mondo anima vivente”. Il giorno della memoria anche per ricordare che Israeliani e Palestinesi sono fratelli.
Vittorio Alfieri