Avete mai provato a vedere spuntare il sole in una salina, in uno di quegli stabilimenti in riva al mare nei quali, in piena calura estiva, si spala dalle vasche di coltivo e si ammonticchia lungo i canali il sale bianco, il sale marino appunto? Avete mai provato l’ebbrezza di scoprire l’arcobaleno attraverso le lame del primo sole che, sferzando di traverso i cristalli di sale nelle vasche di coltivo, una superficie quasi invetriata, produce una fantasmagoria di colori e li fa rimbalzare lontano? Avete mai provato ad aspettare il primo alito di vento che sa di salmastro e di finocchio selvatico lungo le rive dei canali e le fasce di deposito per le montagne di sale: una “ritorta” naturale che produce i profumi più impensati che ti rimangono addosso per tutta la giornata e ti danno una gioia di vivere che non sapevi potesse prenderti all’improvviso? Avete mai provato ad ascoltare religiosamente le cantilene dei salinari quando con le loro antiche filastrocche contano le “coffe” di sale e correndo su un asse di legno ben saldo formano le “montagne” che poi saranno coperte di tegole per riparare il sale dalle piogge? Avete mai provato a partecipare ai tramonti delle saline, quando il silenzio annunzia la sera, il lavoro è cessato, e le distese di acqua e di sale, in alcune vasche ancora a piccoli mucchi, attendono uomini e pale per la raccolta dell’indomani? Se tutto questo non avete visto o provato in una salina in riva al mare, ancora non avete completato il giro del mondo. Chiedetene a Rosmarie e a Julienne e vi diranno che cosa hanno provato e che cosa continuano a vivere dopo un incontro veramente fortuito in una salina, durante la raccolta, al frusciare delle vele dei mulini a vento.
G.A.Ruggieri