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sabato, Novembre 23, 2024

Voto di scambio a Petrosino, le condanne

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Il Tribunale di Marsala dichiara colpevoli Marco Buffa e Michele Buffa per il reato di voto di scambio elettorale politico-mafioso e li condanna alla pena di anni 15 di reclusione ciascuno, oltre al pagamento delle spese processuali. Con riferimento a Buffa Marco, c’è la condanna anche alle spese di mantenimento durante la custodia in carcere.

I due, inoltre, sono stati dichiarati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante l’esecuzione della pena, ed è stata applicata per entrambi la misura di sicurezza e la libertà vigilata per la durata di anni tre. Queste sono le dure condanne emerse nella sentenza di primo grado nel corso dell’udienza del 21 febbraio, dopo le arringhe dei due difensori Luisa Calamia che assiste Marco Buffa, e Niccolò Clemenza che assiste Michele Buffa.

La discussione delle difese ha presentato molti punti in comune come per esempio la critica all’impianto accusatorio. Marco Buffa, è chiamato a difendersi per avere, in qualità di appartenente all’associazione mafiosa Cosa Nostra, promesso di procurare voti a Michele Buffa -candidato nel 2022 a consigliere comunale nella lista Alternativa per Petrosino a sostegno della candidatura a sindaco di Giacomo Anastasi- con l’aggravante delle modalità del 416-bis. Tuttavia, chiarisce l’avvocato Luisa Calamia, che “Marco Buffa non mai subìto una condanna definitiva per associazione mafiosa” ma solo per il reato di favoreggiamento, e che in riferimento al procedimento Anno Zero per cui solo oggi si può dire che c’è una sentenza provvisoria per associazione mafiosa, all’epoca dei fatti quando l’impianto accusatorio veniva a formarsi, non sussisteva. “Al di là di ogni ragionevole dubbio”, si chiede la Calamia, se il dibattimento abbia chiarito “se ci sia stato effettivamente un accordo, e se questo abbia avuto le caratteristiche del 416-bis”.

Nel ricostruire i fatti, la Calamia ricorda la testimonianza del Comandante Vito Cito del 18 ottobre quando lo stesso dichiarò che andavano distinti due momenti dell’indagine, una che fa capo alle intercettazioni del 2022 nell’ambito dell’operazione Hesperia, e l’altro alle ambientali, in seguito all’arresto nel settembre 2022 di Marco Buffa, nella casa circondariale dove era detenuto. Tuttavia, le intercettazioni che facevano parte dell’operazione Hesperia, non avevano suscitato alcun interesse investigativo, questo lo aveva affermato il Comandate Cito nel controesame, durante il corso del quale si evinceva che non si è riuscito a contestualizzare e trovare riscontro sul senso della frase di Marco Buffa rivolta alla moglie “Sono qua con il sindaco nuovo”, alla luce del fatto anche della testimonianza del sindaco Anastasi e del sindacalista Vanella che riferivano di due brevissimi incontri qualche giorno prima delle elezioni con Marco Buffa in due circostanze diverse, una al bar Woodhouse insieme a tante altre persone, e l’altra mentre camminavano per la strada principale del paese quando vedevano seduto in un muretto Marco Buffa senza soffermarsi; ed è nell’arco di queste due circostanze che la frase pronunciata da Marco Buffa va inserita. In riferimento alle affermazioni di Velia Zichittella (mai chiamata a sommarie informazioni, n.d.A.) che avrebbe negato il voto alla Pellegrino perché “la spesa oggi l’ho fatta grazie a Marco Buffa”, il dibattimento non ha fornito alcuna prova –afferma la Calamia- “dell’esistenza di un incontro privato tra Marco Buffa, i candidati, e Michele Buffa”, alla luce del fatto che la Zichittella traeva sostentamento da Marco Buffa già da tempo prima della campagna elettorale in questione.

Sulla frase di Marco Buffa alla Zichittella “Sono qua con un politico”, e sul presunto procacciamento di voti, non c’è alcun riscontro, come si evince anche dalla testimonianza del Comandante Cito che affermava che il politico in questione non è mai stato identificato e la Calamia, nel porre l’accento sul fatto che Marco Buffa era controllato H24, si chiede se non siano tutte “fesserie” raccontate dal suo assistito, alla luce del fatto che Marco Buffa non ha nemmeno votato per Michele Buffa ma per un altro candidato ancora, e dove sia la prova dell’esistenza del patto contestato e quando è avvenuto. “Sono 14 anni di vita (tale era la richiesta del P.M. per Marco Buffa, n.d.A.) e prima di condannare un soggetto -continua la Calamia- noi dobbiamo individuare senza alcun dubbio il momento in cui viene a concretizzarsi questo accordo tra gli attori Marco e Michele Buffa, quali sono i termini dell’accordo, e il dibattimento non ci dà questi elementi”.

Il dibattimento non dà prove, elementi certi sull’altro patto che una eletto il sindaco Anastasi, sarebbero stati garantiti servizi socialmente utili, dato che Marco Buffa apprese di quel punto del programma in un comizio pubblico; non dà prove dell’assunzione di Marco Buffa, Casano e del genero Di Giovanni presso le Cantine Europa, anzi, le circostanze venivano smentite dopo che il Tribunale aveva acquisito la documentazione delle Cantine; non c’è prova che nell’incontro dell’otto giugno tra Marco e Michele Buffa sia stato siglato un accordo specie, essendo il telefono di Marco Buffa sotto controllo, specie se non veniva rilevato traffico telefonico tra i due e l’incontro, come ribadito dai due difensori, avveniva casualmente pubblicamente in una strada centrale del paese trafficata, senza che avessero preso un appuntamento per incontrarsi e specie se, quella mattina Michele Buffa era diretto nello studio del ragioniere Tumbarello, il quale nella deposizione confermava.

“Indagini lacunose”, così le ha definite il legale di Michele Buffa Niccolò Clemenza, ricordando i trascorsi tra i due come quando nel 2019 Marco chiedeva in prestito a Michele la somma di 500 euro, e poneva l’accento sul fatto che sulla frase di Marco Buffa dove dice che il “politico” voleva dargli altri soldi e che aveva dallo stesso il ristorante pagato, non è stato fatto alcun accertamento e verifica su quei pochi locali a Petrosino; indagini, accertamenti, riscontri che non sono stati effettuati sulle case popolari, su Velia Zichittella, sulle Cantine Europa, e sui personaggi che ruotavano attorno ai due imputati anche con contatti telefonici, e non mai stati identificati nemmeno quando venivano espressamente riferiti nome e cognomi. In buona sostanza, per i due difensori mancano le prove ed elementi certi che possano provare il capo di imputazione, alla luce del fatto che molte delle circostanze sono state smentite come quella che vedeva Michele Buffa aver consegnato 700 euro per 7 voti alle case popolari, “non che io sappia” aveva testimoniato il Comandante Cito, aggiungendo che Velia Zichittella e Michele Buffa non avevano mai interloquito e in quella circostanza l’avvocato Luisa Calamia chiedeva al Comandante se si fosse accertato se il suo assistito Marco Buffa avesse raccontato “fesserie”, e se fosse un millantatore.

La risposta fu: “No”.

Rosalba Pipitone

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