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sabato, Novembre 23, 2024

Carceri italiane: violenze, degrado e diritti violati. La politica dov’è?

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Voltaire, nel diciottesimo secolo, affermava: “Il grado di civiltà di un Paese si misura osservando la condizione delle sue carceri”.

Nel 2020, in piena pandemia, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, sono stati compiuti da agenti penitenziari atti di violenza, documentati da video. Sui pestaggi sono state richieste le prime condanne per sedare una rivolta. La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha infatti chiesto rispettivamente sei anni di reclusione e tre anni e otto mesi per i due agenti imputati per i reati di lesioni, abuso di autorità e tortura; in particolare, il reato di tortura è stato contestato in relazione ad un episodio avvenuto il 10 marzo 2020, ovvero quasi un mese prima dei pestaggi. I due hanno chiesto il rito abbreviato che comporta uno sconto di pena in caso di condanna; gli altri 105 imputati – tra agenti, funzionari del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) e medici dell’Asl – stanno invece sostenendo il processo con rito ordinario.

Marzo scorso, teatro delle violenze è stata Milano nell’istituto penale minorile Cesare Beccaria (ritenuto il padre del diritto contemporaneo). Agli atti dell’inchiesta immagini terribili. L’ex comandante sospeso, accusato di aver falsificato le relazioni per coprire le violenze. Sentiti anche i cappellani Don Burgio e Don Rigoldi. Vittima un 15enne e sarebbe il vaso di pandora  su torture e maltrattamenti.

Idem a Trapani. Le indagini (condotte per 3 anni) sono nate dopo alcune denunce effettuate dai detenuti del penitenziario che avrebbero subito maltrattamenti in luoghi privi di telecamere che, una volta installate, avrebbero registrato violenze reiterate da parte di agenti nei confronti di detenuti.  Accusati di tortura, abuso d’autorità e falso, 46 gli indagati. Venticinque poliziotti penitenziari accusati a vario titolo e in concorso di tortura, abuso d’autorità e falso ideologico, sono stati raggiunti da misure cautelari e interdittive:  11 arresti domiciliari e 14 sospensioni dal pubblico ufficio. Emessi decreti di perquisizioni, per un totale di 46 indagati.

Non si mette in dubbio la peculiarità del lavoro degli agenti penitenziari, in un sistema di sovraffollamento, con detenuti esasperati e a volte violenti, ma la polizia penitenziaria rappresenta lo Stato, loro non possono comportarsi come chi dovrebbe essere rieducato.

Adesso deve intervenire la politica con la P maiuscola, che deve creare condizioni vivibili per tutti, partendo dalla costruzione di nuovi penitenziari, oppure ristrutturando edifici pubblici dismessi, studiando misure alternative alla custodia cautelare, oltre ad una formazione continua degli addetti ai lavori.

Vittorio Alfieri

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