I dimenticati, i desaparecidos. Lo erano prima della pandemia, lo sono ancora di più in questo momento storico che attraversiamo. Intanto che nel belpaese si discute se vaccinarsi o meno, nel Mediterraneo si continua a perire, lasciati morire in mare o riportati nelle prigioni. Alcune foto raccontano chi erano i 130 dispersi del 21 aprile scorso: hanno atteso per due giorni che qualcuno li soccorresse. Pregano in direzione della Mecca, ma è sulle sponde europee- e Lampedusa è in Europa-che hanno l’appuntamento con i sogni e con gli incubi, ammesso che con il mare in tempesta e il buio della notte si possa ancora sognare. E’ questa l’ultima immagine dei desaparecidos del Mediterraneo. Abbandonati senza soccorso. Fatti sparire dai ragionieri delle vite a perdere: i trafficanti che li hanno dati in pasto al mare sapendo che quella notte il Mediterraneo non avrebbe smesso di ruggire. Desaparecidos perché di loro non si sa nulla, perché vuol dire, letteralmente, “fatti sparire”. Nelle immagini abbiamo conosciuto i volti di molti dei ragazzi affogati, ma altri potrebbero essere adesso in un campo di prigionia e non c’è modo per le famiglie di sapere se i loro figli sono tra i sepolti vivi nei luoghi dell’orrore quotidiano, o perduti per sempre da qualche parte in fondo al mare. Sanno che quel giorno sono partiti tutti insieme, ma non sanno chi di loro è ancora vivo da qualche parte. Come sempre le autorità tripoline che noi finanziamo per custodirli in campi d’accoglienza, che somigliano più a quelli di concentramento, non forniscono informazioni. Non c’è modo di identificare i vivi, figurarsi i morti.I giovani nelle foto erano in quel gruppo. Circa 250 persone sui due grandi canotti che si piegano alle onde, uno è stato recuperato dai libici. Nel naufragio dell’altro, 130 migranti morti nell’indifferenza. E l’Europa? Davanti a ciò sovviene in mente la teoria professata da Achille Mbembe, la necropolitica, espressione ultima della sovranità, ossia quel potere che si condensa nella capacità di decidere arbitrariamente chi può vivere e chi deve perire. Quindi, due possibilità apparentemente antitetiche – uccidere o consentire di vivere – stabiliscono i limiti di tale sovranità. Il controllo diviene l’elemento fondamentale , di conseguenza l’esercizio del potere si dispiega nell’ottica del controllo totale della vita: ciò è quanto Foucault ha indicato come bio-potere. In passato può essere applicata al nazismo per l’Olocausto. In Sudafrica l’apartheid, in un’accezione più ampia la segregazione contro le persone di colore avvenuto negli anni 50/60 negli States ,il KuKluxKlan si spinse oltre. Purtroppo il concetto si può applicare alla gestione dei migranti, l’auspicio è di errare, diversamente altri dimenticati e desaparecidos. Vittorio Alfieri