Alle 16:59 ora italiana di oggi, martedì 21 dicembre 2021, si verificherà il solstizio d’inverno, il momento esatto che sancisce il passaggio ufficiale e astronomico dalla stagione autunnale a quella invernale. Ciò è vero nell’emisfero boreale o settentrionale, dove si trova anche l’Italia, poiché in quello australe (o meridionale) vi sarà l’evento opposto, il solstizio d’estate, che determina la transizione dalla primavera alla stagione estiva. Il solstizio d’inverno collima con il giorno caratterizzato dalla notte più lunga e dunque quello con il dì più corto: ci saranno infatti appena 9 ore e 8 minuti di luce, tra il sorgere del Sole alle 07:33 e il suo tramonto, atteso per le 16:41. Il solstizio d’inverno non è un giorno intero, ma un momento esatto, legato al moto di rivoluzione della Terra compiuto attorno al Sole (un giro intero dura un anno, 365 giorni) e all’inclinazione dell’asse di rotazione, che è pari a circa 23,27 gradi rispetto all’eclittica, il piano immaginario percorso dal nostro pianeta mentre viaggia attorno alla stella. Come tutti noi sappiamo, il Sole sorge e tramonta ogni giorno seguendo un movimento apparente sulla volta celeste, legato proprio al fatto che è la Terra a ruotargli attorno. Nel giorno del solstizio d’inverno il Sole raggiunge la sua declinazione minima nel cielo a mezzogiorno, ovvero è più basso rispetto a tutti gli altri giorni, inoltre l’arco che compie da Est a Ovest è il più breve in assoluto. Ne consegue la durata minima del dì e quella massima della notte. Proprio a causa di queste condizioni particolari il Sole sembra “fermarsi” sull’orizzonte, da qui il nome solstizio, dal latino solstitium, che è la combinazione della parola sol (Sole) e il verbo sistere (fermarsi). Solstizio significa dunque “Sole che si ferma”. Dal punto di vista squisitamente astronomico, nel giorno del solstizio di dicembre il Sole culmina allo zenit sul tropico del Capricorno, il parallelo con latitudine 23°26’16” S che corrisponde all’angolo di inclinazione dell’asse terrestre e determina dunque un angolo retto con il piano orbitale. L’inverno si manifesta perché i raggi solari arrivano più obliqui sull’emisfero boreale e dunque riscaldano meno la superficie. Viste le particolari caratteristiche astronomiche di questa giornata, nei secoli e nelle varie culture il 21 dicembre veniva fatto accadere qualcosa di magico e straordinario, di alto valore simbolico. Per esempio di celebrazioni a Stonehenge (in Gran Bretagna), a Newgrange (in Irlanda), a Bohuslan (in Iran) e anche in Val Camonica (Lombardia). In tutti questi luoghi il solstizio rappresenta la nascita delle diverse divinità nel mondo e la vittoria del Sole sulle tenebre. A Stonehenge – il sito neolitico più famoso del mondo – ad esempio anche al giorno d’oggi si radunano druidi “moderni” che celebrano riti a metà tra la rievocazione storica e folklore ancestrale. Gli esempi poi possono continuare: nell’Antico Egitto si celebrava il dio Horus; nel Messico pre-colombiano (ossia nei tempi antecedenti la scoperta del continente da parte di Cristoforo Colombo) in quei giorni, veniva alla luce il dio inca Inti e gli aztechi Huitzilopochtli e Bacab; in Grecia era il tempo del dio Bacco nonché di Ercole e Adone; i popoli del Nord festeggiavano il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya; in Azerbaigian veniva festeggiato Zaratustra; in Oriente il Buddha. Il solstizio d’inverno inoltre ha rappresentato nei secoli occasione di festività religiose: il Sol Invictus per i pagani, oppure il Natale dei Cristiani, i Saturnalia nell’antica Roma (dove ci si cambiavano regali e si perdonavano pene e ammende), il Kwanzaa per alcuni afroamericani e lo Yule (o Juul) per gli adepti del Neopaganesimo scandinavo, una festa dove il protagonista era un ceppo di legno che veniva bruciato tutta la notte per propiziare il ritorno della luce e del calore. Questo solo per citare alcuni dei tanti significati che questo giorno assume in epoche e culture molto diverse tra loro, ma che vedono nel moto del Sole qualcosa di importante, da celebrare.