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domenica, Novembre 24, 2024

Le città invisibili è un opera di Italo Calvino

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foto x rubricaChe cos’è oggi la città per noi? Penso d’aver scritto qualcosa come un ultimo poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città – I. Calvino- 
Le città invisibili è un opera di Italo Calvino che venne pubblicata nel 1972. In questo romanzo, molto importante a mio parere, è la tecnica che l’autore utilizza, la cosiddetta tecnica delle letteratura combinatoria dove la figura centrale diventa il lettore, che si trova a “giocare” con l’autore, nella ricerca delle combinazioni interpretative nascoste nella sua opera e nel linguaggio stesso. La storia che Calvino ci propone è ambientata nel 1280 e i protagonisti principali che compongono l’opera sono essenzialmente due: Marco Polo e l’imperatore dei Tartari Kublai Khan. Il punto di partenza di ogni capitolo è il dialogo giornaliero che avviene tra Marco Polo e l’imperatore dei Tartari e sull’insistente interrogatorio che quest’ultimo fa all’esploratore sulle città del suo immenso impero. Marco Polo cosi descrive all’imperatore città reali o immaginarie, ognuna delle quali arreca un nome di donna, che colpiscono sempre più il Gran Khan. Queste città però esistono solo nella mente del viaggiatore veneziano: Marco Polo infatti le descrive nei più minuziosi dettagli, valutando l’insieme, ma sempre guardando dove tutti gli altri non guardano, verso dettagli che ad altri paiono invisibili. Il libro è costituito da nove capitoli, ma c’è un’ulteriore divisione interna: ognuna delle 55 città è divisa in base a una categoria (sono 11 in totale), dalle “città e la memoria” alle “città nascoste”. Il lettore ha, per l’appunto come citato sopra, la possibilità di “giocare” letteralmente, con la struttura dell’opera, scegliendo di seguire un raggruppamento o un altro, la divisione in capitoli o in categorie, o semplicemente saltando da una descrizione di città a un’altra. Tutte le città che Marco Polo descrive hanno una valenza simbolica e principalmente Calvino vuole mettere in evidenza la complessità e il disordine della realtà. Le parole dell’esploratore appaiono quindi, come il tentativo di dare un ordine a questo caos della vita reale. I temi affrontati sono diversi e vari: dal tema del ricordo e della memoria a quello del tempo, da quello del desiderio a quello della morte. E il ruolo e la sfida del lettore in quest’opera è di riuscire a cogliere il “discorso segreto”, le “regole assurde” e le “prospettive ingannevoli” di queste storie. In conclusione deve cercare un suo ordine personale nella vasta materia dell’opera. Ritengo che quest’opera, secondo mio gusto personale, sia una dei migliori lavori di Calvino. Le città che ci vengono proposte hanno tutte quante il loro fascino che non è nascosto, ma messo in bella mostra dall’autore stesso nella storia, ma non nella realtà. Ogni città è caratterizzata da tutte quelle caratteristiche che le città vere non possiedono, ma che dovrebbero avere per renderle migliori e per farle sfuggire dal degrado in cui stanno cadendo sempre più lentamente. Un opera breve, di poche pagine, un libro che può essere letto tutto d un fiato, che ci meraviglia e che ci lascia esplorare città invisibili ma che sono più vere delle città in cui viviamo.

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