Secondo quanto si apprende in un comunicato ANSA del 6 aprile scorso, è stato siglato un accordo tra GreenIT, la joint venture tra Plenitude e CDP Equity per la produzione di energia da fonti rinnovabili, e CI IV, fondo gestito da Copenhagen Infrastructure Partners (CIP), per la realizzazione di due parchi eolici offshore galleggianti in Sicilia e Sardegna, entrambi posizionati a oltre 35 km dalla costa, per una capacità complessiva di circa 750MW.
Il progetto prevede lo sviluppo, la costruzione e la gestione di un progetto in Sicilia, al largo di Marsala, costituito da 21 turbine con una potenza di circa 12 MW ciascuna e una capacità totale di circa 250 MW, e un secondo parco da realizzare nella zona di mare antistante la costa sud-occidentale della Sardegna composto da 42 turbine eoliche, con una potenza di 12 MW ciascuna per una capacità complessiva di oltre 500 MW.
Gli impianti prevedono l’utilizzo di piattaforme galleggianti e l’implementazione di soluzioni tecnologiche innovative, mirate a minimizzare l’impatto ambientale e visivo, oltre a favorire lo sviluppo dell’industria locale e nazionale.
L’intero progetto consentirà di evitare emissioni di anidride carbonica per circa un milione di tonnellate su base annua.
L’avvio inizio lavori è previsto nel 2026 in Sicilia e nel 2028 in Sardegna, al termine della fase autorizzativa e della successiva costruzione.
La realizzazione del parco era stata oggetto di accese dispute tra i cittadini marsalesi, istituzioni e associazioni ambientaliste, lo stesso primo cittadino marsalese Massimo Grillo aveva mostrato già dallo scorso anno attraverso un post su Facebook, le perplessità e i forti dubbi riguardo la realizzazione dell’opera,: “Qualora dovessero essere realizzati, con la loro estensione di circa 20 milioni di mq occuperebbero un’area così importante del nostro mare da penalizzare le tradizionali attività di pesca che sono parte importante dell’economia della nostra provincia.
Io e la mia amministrazione, -scriveva Grillo nel febbraio 2021- vi promettiamo tutto l’impegno per impedire che qualunque progetto venga realizzato sul nostro territorio vada a nuocere all’ambiente, all’economia e quindi alla crescita del nostro territorio”
Per l’europedutato Ignazio Corrao era allora, si parla sempre del 2021, un progetto folle: “Il progetto di eolico off-shore a tra Sicilia e Tunisia è quanto di più pericoloso possa esserci per la nostra pesca in quell’area del Mediterraneo. Un progetto che, nonostante l’obiettivo green di produzione di energia rinnovabile, non ho paura di definire folle. Non solo potrebbe avere un impatto ambientale enorme, ma soprattutto potrebbe decretare la fine della pesca in quel tratto di oltre 18 milioni di metri quadrati di mare”.
Decisamente contraria anche la deputata all’Ars di Attiva Sicilia Valentina Palmeri che chiedeva la sospensione dell’iter per la realizzazione del parco eolico al largo delle Egadi.
Fortemente critica la posizione dell’assessore regionale all’Agricolture e alla Pesca Tony Scilla, che si diceva preoccupato anteponendo gli interessi della pesca e dei pescatori siciliani.
Stranamente favorevole la posizione di associazioni ambientaliste come WWF e Legambiente, specie se si ricordano le battaglie del Circolo Legambiente Marsala-Petrosino per la realizzazione, nel 2013, di un impianto eolico off-shore, in località tra Petrosino e Mazara del Vallo.
Abbiamo oggi ascoltato il vice Presidente di WWF Sicilia Vincenzo Reina:
“Siamo favorevoli alle energie alternative a patto che queste strutture o impianti abbiano tutti i requisiti e non arrechino danni alla flora o alla fauna tali da vanificare il beneficio”.
Insomma, a dispetto della maggioranza dei pareri contrari anche tra gli addetti ai lavori, il parco della discordia sembra proprio che verrà realizzato, di certo non si deve e non si può non considerare la tutela del patrimonio culturale sommerso, del paesaggio e dei siti protetti dall’UNESCO, e non si possono trascurare gli effetti che potrebbero ripercuotersi sulla pesca e sul turismo, attività di settori imprescindibili e fondamentali dell’economia siciliana, specie quella locale marsalese; e di certo non si può prescindere dai principali impatti ambientali legati alla generazione di energia eolica tra cui quello visivo con ricadute sul paesaggio, quello sonoro e l’impatto sull’avifauna. Ultimi ma non ultimi, la manutenzione costante e i costi di gestione potenzialmente elevati dovuti a interventi di repowering e revamping in grado di aumentare l’efficienza e la potenza delle turbine.
Costi che riguardano anche lo smaltimento dei prodotti dell’industria eolica, che la vede non proprio tra le più sostenibili: se è vero che alcune parti delle turbine eoliche sono completamente (o quasi) riciclabili, è pur vero che le pale sono caratterizzate da resine di poliestere, fibre di vetro o di carbonio, materiali compositi molto difficili da separare, e quindi quasi impossibili da riciclare.
La Bundesverband WindEnergie (BWE, ente di energia eolica tedesco) ha stimato che, da qui al 2025, saranno demolite dalle 1.000 alle 2.500 pale all’anno. Tra cinque anni potremmo avere dunque un deposito di circa 17.500 pale che corrispondono a 140.000 tonnellate di rifiuti. Si tratta di fare un’attenta e accurata analisi tra costi, benefici e svantaggi, e per come stanno messe le cose oggi nel 2022, le fonti di energia rinnovabili sembra che rappresentino un’utopia e un lusso che non possiamo permetterci se viene compromessa la salvaguardia dell’ambiente, specie in materia di rifiuti.
Rosalba Pipitone