A realizzare qualcosa di raro e particolare si corre sempre il rischio che qualcuno si scandalizzi, soprattutto quando il concetto di cultura che si ha è molto limitato e lo si paragona solo al proprio concetto di sapere. Insieme al mio amico Manuel Parrinello, grande professionista nel settore della grafica, abbiamo realizzato un libro nuovo, originale, dal titolo “Ririri è meglio di sorridere” che, attraverso le immagini, rendesse comprensibile un linguaggio non più in uso ai giorni nostri. L’obiettivo era raccontare ai giovani il dialetto siciliano parlato dai loro nonni ma in chiave moderna, con delle vignette che ne esprimessero meglio il significato. Il fine non era di certo quello di turbare qualcuno. Ed in ogni caso il libro è rivolto solo agli studenti delle scuole medie e superiori, non delle elementari, come molti hanno detto.
Ho appreso che la polemica su alcune vignette del libro è nata dalla reazione di alcune insegnanti che si sarebbero scandalizzate per un termine in particolare. L’idea che queste insegnanti non sappiano che la parola in questione si trova anche nella Treccani mi fa sorridere. Si tratta di un intercalare ampiamente utilizzato in Sicilia, un’espressione polivalente, parte del patrimonio siciliano. Quindi non riesco a comprenderne l’offesa.
Altri detti riportati nel libro non li ritengo volgari, ma soltanto popolari e dal libro goliardicamente rappresentati. Una vignetta in particolare ha suscitato molto clamore, quella che definisce “sbirro” un poliziotto. Ci tengo a spiegare che l’intento era soltanto quello di riportare un modo di dire utilizzato da tanti in un passato, per fortuna, ormai molto lontano. Non è di certo un pensiero che mi appartiene. Forse qualcuno abituato a scrivere di mafia ha frainteso il senso della vignetta. Personalmente ho molto rispetto di tutte le forze dell’ordine.
Anche le parti del corpo venivano definite con un nome in dialetto, ma perfino questo ha destato scandalo. Penso che chi accusa il libro di essere volgare non sappia cosa sia la volgarità. Fortunatamente oggi la satira non è più oggetto di censura, come avveniva nel passato. Questo libro è stato pensato e scritto in assoluta buonafede, sia da me che da Manuel Parrinello.
Chi vuole vedere il marcio, lo vede ovunque.
Elio Licari