Grazie al bando “Mio il denaro, mia la scelta” di Fondazione Finanza Etica, fondazione culturale del Gruppo Banca Etica che studia e promuove la cultura di una economia equa e sostenibile dedicando progetti di educazione finanziaria verso donne adulte vulnerabili, e che ha finanziato progetti finalizzati a contrastare la violenza economica nell’ambito del programma di erogazioni liberali di Etica Sgr, la Glocal Impact Network ha realizzato l’iniziativa Monetine rivolta non solo a donne ospiti nei centri antiviolenza che devono ricostruire da zero e riconquistare il rapporto con il denaro e con gli istituti finanziari, ma anche alle operatrici degli stessi centri e alle persone che operano allo sportello e addette ai crediti.
Poco noto e poco indagato ma ampiamente diffuso e difficile da misurare e quantificare, il fenomeno della violenza economica di genere riguarda il 32% delle donne che si rivolgono ai centri antiviolenza; l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) stima che a livello globale una donna su tre sia vittima di abusi fisici o psicologici da parte di una persona con lei a strettissimo contatto, e pone l’attenzione sulle forme di violenza domestica che implicano l’uso del denaro come strumento di potere e coercizione mediante il controllo finanziario, elementi per un terreno fertile alla dipendenza economica e all’impossibilità di far fronte con mezzi propri a crisi finanziarie con annesse deleghe a terzi della propria gestione economico-finanziaria, e la mancanza di una pianificazione nel lungo periodo, specie per quella previdenziale-pensionistica.
Studiando i dati delle statistiche Ocse in ambito europeo, in Italia i fattori per il rischio di violenza economica di genere sono il maggiore carico familiare che grava sulle donne: prendersi cura della casa e della prole piuttosto che avere accesso nel mondo del lavoro retribuito, incrementa il rischio del 23%, così come lo aumenta del 3,6% per ogni figlio o figlia sotto i 18 anni convivente.
Di contro, l’alfabetizzazione finanziaria minima per la consapevolezza di poter optare tra più scelte finanziarie diverse, riduce il rischio di violenza economica del 2,7%, e unita a quella tradizionale per l’effetto preventivo dell’istruzione e formazione, conferma essere strategia vincente nel contrasto del fenomeno: avere una laurea riduce, per le donne, il rischio di violenza economica del 31,8%. Come per ogni abuso di natura psicologica, la violenza economica di genere, la limitazione della libertà economica, è difficile da riconoscere perché molto spesso è una problematica causata dalle logiche patriarcali del potere all’interno della società, e come per la violenza di genere, oltre a incidere sulla salute mentale e fisica della vittima, pregiudica lo sviluppo professionale e personale, allontanandola anche dalla sfera sociale creando dipendenza totale dal convivente/familiare.
Il progetto Monetine, la cui è piattaforma è on line dal primo giugno 2023, e dal 1 luglio si è proposto di offrire corsi online di educazione finanziaria per le donne ospiti dei centri antiviolenza, pone l’accento su come si può uscire dalla logica progettuale del modello reattivo e passare a un modello proattivo, perché non basta solo affrontare il problema ma occorre anche prevederlo, e trovare il modo per mitigarlo con sistematicità, con criterio e contestualizzando caso per caso con il supporto di metodologie e strumenti utili a percepire anticipatamente i problemi, le tendenze o i cambiamenti futuri, al fine di pianificare le azioni opportune in tempo. Monetine è sviluppato in collaborazione con il Centro Antiviolenza La Nara, coordinato da Francesca Ranaldi, da Ami Fall, e da Azzurra Rinaldi, docente di Economia politica presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza, dove è direttrice della School Of Gender Economics, esperta di economia di genere, autrice di articoli e libri sui temi del gender gap.
Rosalba Pipitone