È passata una settimana quando il mondo è venuto a conoscenza dell’abominio commesso dai terroristi di Hamas, che hanno massacrato anime israeliane, e non solo, inermi ai confini della Striscia di Gaza. Superato lo sgomento iniziale anche per l’inefficienza dello Shin Bet (l’agenzia di intelligence per gli affari interni dello Stato), il governo Netanyahu, che ha ritenuto un atto di guerra l’attacco di Hamas, ha cominciato a bombardare il territorio palestinese, annunciando un assedio totale di Gaza, dove sono stati bloccati acqua, luce e aiuti umanitari. La nazione della stella di David non ha ancora fatto partire l’offensiva sulla città, ma ha emesso un ordine d’evacuazione rivolto ai 1.1 milioni di abitanti di Gaza City costretti a lasciare le loro case entro 24 ore.
Per rendere l’ordine delle dimensioni: la città palestinese è 5.5 volte più piccola di Marsala, quindi da sempre in emergenza umanitaria. Dal 2007 le Nazioni Unite, le organizzazioni internazionali per i diritti umani, e la maggioranza dei governi e dei giuristi considerano il territorio ancora occupato da Israele, nonostante la Dichiarazione d’indipendenza di fatto del 2005. Ma l’Occidente, come ha fatto con l’Ucraina nel 1932 quando fu perpetrato il genocidio dell’Holodomor, ‘grazie’ a una carestia provocata dal governo dell’Unione Sovietica causando diversi milioni di morti, ha rivolto lo sguardo altrove e la storia si ripete, con la complicità di tantissimi.
Vittorio Alfieri