di Giulia Mancinelli
Le donne che hanno cambiato il mondo, non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza. R.L.Montalcini.
di Giulia Mancinelli
Le donne che hanno cambiato il mondo, non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza. R.L.Montalcini.
La dittatura del corpo perfetto, lo sguardo seducente, il vestito sempre più corto per compiacere il pubblico, questo è lo standard di donna che ci viene proposto oggi giorno. Adesso siamo soltanto questo? Ci siamo trasformate in un fenomeno da baraccone? In un cabaret di spogliarelliste? Anni di lotte per ottenere la nostra indipendenza, il nostro diritto a votare, per essere riconosciute come Donne perfettamente in grado di pensare da sole e non per mezzo della mente di un uomo, e oggi tutto questo viene radicalmente estirpato in un secondo solo perché nell’essere umano si è stabilito questo virus letale, la brama, l’ingordigia del denaro e soprattutto della fama. Giornali, riviste, televisione e pubblicità sono la causa principale, sono proprio i mass media che danno forma all’idea di identità femminile, proponendoci ogni secondo un prototipo differente di donna. Siamo diventati gli automi della società, i burattini con cui passare la giornata, siamo le tanto amate Barbie, non soltanto siliconate e plastificate, ma comprese di carne ed ossa. Siamo diventate uno stereotipo, ma completamente sbagliato: giovani, belle, poco vestite, euforiche in modo estremamente eccessivo, seduttrici e oggetti di desiderio sessuale. Siamo le protagoniste indiscusse nelle immagini pubblicitarie, sia in televisione che sulla carta stampata. Siamo state addirittura catalogate con due differenti stili: Donna come sposa e nutrice, felice di essere amata dal marito in cambio di una buona cucina e di camicie ben stirate, adora la conversazione con l’amica, la cugina o la mamma, purché si parli di detergenti, di smacchiatori o di detersivi per il bucato. Poi c’è l’altra senza fede e senza veli: è la donna dei sogni maschili ed extraconiugali, protagonista delle interruzioni dei programmi televisivi, esuberante, sexy e sempre in forma smagliante, che ostenta fieramente una condizione di subalternità rispetto all’uomo. Bella e piacente, si occupa in maniera maniacale della propria bellezza e del proprio abbigliamento. Siamo diventate così l’oggetto del piacere oculare, ma non di quello intellettivo, apparentemente emancipate ma realmente legate ad un mondo terribilmente sessista. Qualsiasi tipo di donna la pubblicità voglia rappresentare, che sia sexy, narcisista, raffinata, acqua e sapone, casalinga o mamma, è sempre un’immagine che caratterizza la donna in quanto tale: con un volto ed un corpo “oggetto” e prive di espressione. Il corpo femminile è divenuto un feticcio e un oggetto di consumo perché quest’ultimo è caratterizzato dalle tipiche forme scheletriche che riescono ad attirare facilmente l’attenzione e richiamare l’interesse. Il corpo esibito come oggetto decorativo è privo d’identità, oggettivato e pronto a mettersi in moto su comando. Già nel 2007, il “Financial Times”, autorevole quotidiano finanziario americano, denuncia severamente il trattamento riservato alle donne nel nostro paese: “l’uso di vallette seminude in ogni genere di programma televisivo, gli spot pubblicitari dominati da allusioni sessuali, il prevalere della donna come oggetto, destinata a stuzzicare i genitali dell’uomo, anziché il cervello.” Siamo sottomesse e in verità questa sottomissione è ben accetta perché porta alla fama anche se nel modo più squallido possibile. Proprio per questo motivo, alcuni arrivano a giustificare gli atti di violenza verso le donne e probabilmente in tutto ciò risiede anche la ragione per la quale ragazze sempre più giovani scelgono la via della prostituzione: non perché sia la via più facile, bensì perché, talmente abituate ad essere trattate come oggetti, sembrano aver assimilato la convinzione di esserlo realmente. La società di oggi ci ha deviate mascherandoci con abiti e trucchi che non ci appartengono. Non siamo un fenomeno da baraccone come veniamo descritte, non siamo solo oggetto di desiderio, non siamo nate per essere catalogate, siamo molto di più. All’apparenza possiamo apparire fragili, sole, indifese, ma siamo più forti di quanto possiate pensare, non siamo giocattoli, noi siamo coloro che hanno il coraggio di mettersi in mostra non per apparire esteticamente ma per difendere ciò che siamo, per batterci per quello che siamo realmente. Non guardiamo solo il presente, ricordiamo il passato, ricordiamo i soprusi che abbiamo subito, le violenze che ci hanno fatto e ricordiamo di come ci siamo rialzate sempre a testa alta e con nuova dignità, ricordiamo le grandi donne e con quanta passione hanno lottato per ottenere la parità che ci meritiamo, ricordiamo che siamo state imperatrici e tutt’ora regine di paesi e ricordiamo sempre che noi siamo le uniche in grado di compiere uno spettacolo sensazionale, ricordiamo che noi siamo in grado di partorire la vita. “La donna uscì dalla costola dell’uomo, ” affermava il noto poeta inglese W. Shakespeare “non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata.