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giovedì, Dicembre 5, 2024

Supermercati Marsala: maxi operazione della guardia di finanza, sei gli imprenditori indagati

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La Guardia di Finanza ha effettuato un blitz nei confronti di cinque società attive nel settore della distribuzione di generi alimentari. Sequestrati anche tre supermercati di Marsala direttamente collegati agli indagati le cui iniziali sono: P. E., P. W., P.V., S. M., G. G., M. L.

Il valore di mercato stimato per i beni coinvolti nell’inchiesta (capitale sociale, quote societarie e complessi aziendali) è di 17 milioni di euro. Gli imprenditori indagati sono sei, nei loro confronti è stata applicata la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività per un anno.

La rete di professionisti avrebbe architettato azioni per reati tributari, societari e autoriciclaggio con lo scopo di massimizzare il profitto e ridurre i costi. Capacità contabili che avrebbero permesso di evitare di pagare debiti per 8 milioni di euro, di cui oltre 5 milioni di euro per gli affitti.

Agli indagati sono contestati sono i reati di associazione per delinquere, bancarotta semplice, bancarotta fraudolenta patrimoniale e preferenziale in forma aggravata, autoriciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento di ritenute e false comunicazioni sociali.

Le accuse: un sistema fraudolento per massimizzare i profitti

Gli imprenditori sono indagati per reati estremamente gravi, tra cui:

  • Associazione per delinquere: ritenuti membri di un sodalizio criminale che gestiva l’intera rete di supermercati in modo sistematico e fraudolento.
  • Bancarotta semplice e fraudolenta patrimoniale e preferenziale in forma aggravata: le indagini hanno svelato distrazioni patrimoniali per oltre 3,5 milioni di euro, tra cui liquidità per 1,1 milioni e trasferimenti di rami aziendali stimati in 2,4 milioni.
  • Autoriciclaggio: i beni distratti sono stati reimmessi nel circuito economico attraverso nuove società, generando profitti illeciti di 2,7 milioni di euro.
  • Emissione e utilizzo di fatture false e false comunicazioni sociali: strumentali per mascherare le operazioni fraudolente.
  • Sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e omesso versamento di ritenute: con un danno erariale stimato in oltre 3 milioni di euro di debiti tributari e previdenziali.

La strategia delle “bad companies”

Il modus operandi contestato mostra una spiccata perizia criminale: gli indagati trasferivano sistematicamente i rami d’azienda più redditizi o i beni significativi a nuove società (le cosiddette newco), lasciando le vecchie imprese al fallimento e al carico di debiti ingenti. Il risultato? Oltre 8 milioni di euro di passivo accumulato, con 5 milioni riconducibili a canoni di affitto non pagati e 3 milioni in debiti verso l’Erario. Una pratica che non solo ha danneggiato creditori e fisco, ma ha anche alterato la leale concorrenza nel mercato locale.

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